domenica 4 marzo 2012

Primo giro a Pune, e seconda lezione

Oggi ho vinto la misantropia che usualmente mi attanaglia: ho richiesto un servizio di taxi che mi portasse "downtown", in centro, per iniziare a visitare la città. Per meno di trenta euro il cab mi ha portato in centro, mi ha aspettato, per poi scarrozzarmi in qualsiasi altro posto volessi. In pratica, avevo un autista personale.
Per arrivare a M.G. Road, il posto che mi era stato suggerito per fare un giro e vedere negozi, abbiamo dovuto fare una deviazione passando per una specie di baraccopoli. Il mio conducente mi ha detto che erano persone che rovistavano nella spazzatura e rivendevano quello che trovavano.
Il centro della città... inutile girarci intorno, è quanto di più polveroso, decrepito e povero mi sia capitato di vedere. Una strada di asfalto polveroso, larga e smangiata ai bordi, su cui viaggiano macchine, moto, risciò a motore e vecchissimi autobus, ammaccati e ridipinti, ammaccati e ridipinti, arrugginiti e ridipinti. Le macchine, a onor del vero, erano mediamente in condizioni migliori di quelle che vedo girare per Napoli. Ai lati della strada c'è un marciapiede, e anche quello si vede messo su decine di anni fa, quasi distrutto, la cui camminata è incrinata ed affossata praticamente in ogni punto. I proprietari dei negozietti che costeggiano la strada spazzano il marciapiede, spostando la spazzatura, che si ammucchia nell'angolo tra la strada e il rialzo del marciapiede.
I negozi sono rialzati dal livello stradale, e i proprietari attendono ai loro doveri seduti sui gradini. Le palazzine, alte due o tre piani, che ospitano tutti questi piccoli magazzini cadono letteralmente a pezzi. Hanno la parte sopra i negozi aggettante, e la facciata fatta da tante finestre di legno accostate una all'altra. Sul frontone di una ho letto che fu la "mansion" di qualcuno, costruita nel 1932. Ecco, da allora, non aveva mai visto manutenzione o una mano di pittura. Seduti per terra, appoggiati alle saracinesche chiuse, c'erano uomini e donne vestiti di stracci che chiedevano la carità. Bisogna dire, comunque, che i bottegai erano ben pasciuti e le persone che andavano in giro per shopping (sì, è il posto più rinomato per fare shopping) erano vestiti all'occidentale e tutti in tiro.
Sono stato accostato due volte da ragazzini, piccoli, con la fronte dipinta e a torso nudo, con delle fruste di corda in mano che facevano schioccare con un rumore secco che all'inizio ho scambiato per un petardo. Il mio autista mi ha detto, poi, che erano dei dalit - appartenenti alla casta più umile - che facevano, o più probabilmente fingevano di fare, penitenza in cambio di soldi.
Insomma, mi sono fatto un giro di venti minuti e sono venuto via.
La parte più interessante è stata, invece, parlare con il mio autista. E' di Mumbai, e si era trasferito a Pune. Il motivo del trasferimento, però, non era il lavoro - a quanto pare, di lavoro ce n'è più che a sufficienza un po' dappertutto in India. Si era trasferito per dare la possibilità al figlio di studiare in una scuola in lingua inglese, visto che a Pune i costi delle scuole erano un po' più abbordabili che a Mumbai. Lui stesso, mi ha raccontato, veniva da una zona rurale, e i genitori avevano fatto sacrifici per farlo studiare. Mi ha detto, basta impegnarsi, se c'è un problema c'è una soluzione, chiunque può migliorare la propria condizione. Per questo, non capiva le persone che chiedevano la carità per strada. Ecco, direi che anche il mio autista mi ha dato una bella lezione di vita.

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